LA PROVA DELLE QUATTRO DOMANDE

 

Cari Amici, come primo approccio programmatico al mio futuro mandato di Governatore 2012-2013, desidero richiamare la vostra attenzione su quello che io considero uno dei pilastri della filosofia e dell’etica rotariana.

Durante la “Grande Depressione” degli anni 30 l’Americano Herbert Taylor, impegnato a salvare l’azienda Club Alluminium Co. in crisi, giocò la carta vincente della moralità pragmatica negli affari, ideando “The Four-Way Test”, “La Prova delle Quattro Domande”.

“Ciò che noi pensiamo, diciamo e facciamo,

1 - risponde a VERITA’?

 

2 - è GIUSTO per tutti gli interessati?

 

3 - darà vita a BUONA VOLONTA’ e a MIGLIORI RAPPORTI D’AMICIZIA?

 

4 - Sarà VANTAGGIOSO per tutti gli interessati?”

 Nel 1942, Richard Vernor, Director del Rotary International, propose che il Rotary adottasse ufficialmente “The Four-Way Test”, atto che il Consiglio Centrale ratificò nel 1943.

Da allora, “La Prova delle Quattro Domande” è stata tradotta in oltre 100 lingue ed è diventata il punto di riferimento fondamentale non solo dell’attività professionale rotariana, ma anche del comportamento etico e morale dei rotariani di tutto il mondo.

“Servire al di sopra di ogni interesse personale”, il nostro motto, svela un paradosso, apparente, certo, ma un paradosso: la miglior forma di egoismo è l’altruismo.

Il punto focale di ogni filosofia o dottrina morale in fondo è proprio questo: la capacità di riconoscere agli altri ciò che è dovuto.

E che cosa è dovuto agli altri?

Risposta semplice ma impegnativa: ciò che voglio sia dovuto anche a me.

 

Con questo concetto ci inoltriamo nel cuore dell’etica rotariana verso il quale ci guida proprio la “Prova delle quattro domande”.

Quando l’uomo è in sintonia con sé stesso, esprime profonda coerenza tra pensiero, parole e azioni.

 

Ciò che noi pensiamo, diciamo e facciamo, risponde a verità?

Perché una cosa possa essere definita “vera”, serve che la coerenza individuale in qualche modo si sposi con la coerenza degli altri.

Non basta che qualcosa sia vera per me, deve poterlo essere anche per gli altri, perché possa essere definita “verità”.

Einstein diceva: “è difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile conoscere la falsità”.

 

Abbiamo visto la prima domanda.

La seconda “è giusto per tutti gli interessati?” è la logica conseguenza della precedente: la scelta che vogliamo compiere è giusta?

Rispetta, cioè, i diritti che voglio siano riconosciuti in me?

La perfetta reciprocità nel dare ed avere, nel riconoscere che ciò che è dovuto agli altri deve corrispondere a ciò che io pretendo sia dovuto a me, costituisce il fondamento di una società sana, matura, evoluta.

Poche cose, vedete, sono oggi più necessarie dell’integrità morale nelle nostre azioni di rotariani.

Dobbiamo renderci conto che gli interessi e i vantaggi personali devono essere banditi dalle nostre attività di servizio.

In caso contrario, non potremmo più fregiarci del nostro distintivo, perché non ne saremmo degni.

C’è poi la terza domanda:”darà vita a buona volontà e a migliori rapporti di amicizia?”.

 

Se intendiamo per “amicizia” la comunione tra vicinanza, comunicazione e impegno degli uni verso gli altri, ne discende che le scelte devono essere orientate al bene, al buono e al giusto di tutti e non solo a una parte di questi, perché altrimenti non ne conseguirebbe una unanime “buona volontà”.

 

L’ultima domanda “sarà vantaggioso per tutti gli interessati?” è una sintesi delle tre domande precedenti e di quella che può essere definita la cultura del servizio rotariano.

Una sintesi basata sulla reciprocità, la scienza del dono e l’altruismo, per fare ciò di cui si ha più bisogno: servire con amore, ricordando una delle più belle frasi di Madre Teresa di Calcutta: “Non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare”.

 

Queste, cari amici, saranno le linee guida del mio mandato, dedicate soprattutto a chi ha bisogno del nostro aiuto per tornare a sorridere, ai Diversamente abili, alle Nuove generazioni e ai nostri ragazzi dell’Interact e del Rotaract, che sono il futuro delle nostre famiglie, della nostra società, ma anche del nostro amato Rotary.

 

Armando Angeli