ALIENI: LA GESTIONE DEL MISTERO

Rotary Club Mantova - 19 Aprile 2010

Relatore: Ing. Armando Angeli

 

Ing. Armando Angeli, Avv. Fausto Amadei (Presidente RC Mantova)

 

RELAZIONE

 

Alieni

 

La gestione del mistero

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Quando si cerca di discutere su questo controverso argomento, si corre sempre il rischio di fare brutta figura.

Infatti, dall’espressione di chi ti ascolta, si arguisce che , dopo un po’,  l'altro pensi: ”Ma lui non ci crederà davvero?”

E questo perché si prefigura uno scenario talmente avulso dagli schemi conoscitivi ed esistenziali umani, inflazionato oltrettutto di documentazioni scientifiche fantasiose, di fantascienza appunto, da apparirci artefatto e quindi poco credibile, a volte risibile, anche al di là di qualsiasi riflessione ponderata.

Ma qualcosa invece c’è su cui riflettere, visto che il problema degli UFO e degli incontri con presunti alieni, da oltre un cinquantennio è sempre stato rigidamente gestito dagli organismi di intelligence o militari delle varie nazioni, che in nome della sicurezza nazionale hanno blindato gli eventi più eclatanti con il sigillo “Top secret”, discreditando i restanti.

Dopo la fine della “Guerra fredda” è lecito domandarsi perché perduri ancora tanta segretezza se, come viene sostenuto, i fenomeni alieni sono solo il frutto di una sindrome collettiva.

Forse alcuni di questi eventi non sono poi tanto fantasiosi e c’è chi ritiene vantaggioso acquisirne in esclusiva la conoscenza.

Va evidenziato, infatti, che dell’oltre milione e mezzo di avvistamenti e di eventi del cosiddetto 2° e 3° tipo documentati in tutte le parti del mondo dal dopoguerra ad oggi, ben il 10% non ha trovato una spiegazione razionale, o addirittura è stato oggetto di pesanti coperture.

Su questi, tuttavia, non vi intratterrò questa sera, anche se si potrebbe fare qualche interessante considerazione su alcune documentazioni e video comparsi recentemente in rete.

Come appassionato di astronomia, vi parlerò invece delle misteriose vestigia che sempre più numerose vengono individuate su Marte e sulla Luna, tanto più significative in quanto, se risultasse che sono veramente strutture artificiali non umane, di conseguenza la diatriba sulle controverse presenze aliene sulla Terra dovrebbe riguardarsi sotto tutt’altra ottica, se non considerarsi risolta.

Purtroppo, anche in campo spaziale, i soli protagonisti delle esplorazioni con sonde, landers e rovers, almeno fino a poco tempo fa, sono stati gli USA e la Russia, che anche qui hanno esercitato un controllo ancora più rigido, divulgando le notizie e le immagini che volevano e vogliono ancora farci sapere e vedere.

E’ un velo grigio, un insondabile cono d’ombra, che però comincia a squarciarsi per due motivi principali.

Primo: sullo scenario spaziale sono entrate di recente diverse altre nazioni, come l’Europa con l’ESA, il Giappone, l’India e ora anche la Cina. Le missioni delle loro sonde, quando non subiscano le ingerenze di America e Russia, forniscono dati sempre più affrancati dalle censure pregresse.

Secondo: l’informazione sul web è ormai straripante e sta incrinando ogni barriera di segretezza con continue testimonianze e rivelazioni, anche se non sempre attendibili.

Su Internet si trovano poi tutte le riprese fotografiche delle missioni spaziali, scaricate soprattutto dalla NASA; ciò non toglie che questi filmati vengano divulgati dopo un minuzioso controllo, al fine di cancellare o sfumare le eventuali “strane singolarità” che dovessero emergere.

Ma non tutto può essere nascosto, perché ora vi sono software e specialisti informatici in grado quanto meno di evidenziare le anomalie più palesi.

E queste sono molte, troppe per passare inosservate e non domandarsi il perché di simili comportamenti.

A tale proposito, ho pensato di proporvi due esempi emblematici di come sia stata e venga tuttora gestita l’informazione sulla presenza di possibili vestigia aliene nello spazio.

Si tratta della ben nota scoperta della cosiddetta “faccia” di Cydonia su Marte e del recentissimo caso della possibile presenza di un’astronave aliena sul  lato nascosto della Luna.

Su entrambi questi argomenti vi presenterò alcune immagini inedite, comparse recentemente sul web o reperite con una paziente ricerca nei vari siti della NASA.

 

 

1 – LA “ FACCIA” DI CYDONIA  SU MARTE

 

 

 

Che Marte nasconda innumerevoli misteri è un fatto risaputo.

Ma fra questi, quello che ha destato maggior scalpore è stata la scoperta della famosa “face on Mars”, fotografata nel 1976 dalla sonda della NASA Viking 1 nella zona di Cydonia, posta a circa 40° di latitudine nord nei pressi della depressione Acidalia Planizia.

 

 

Nel riprendere la superficie di Marte per identificare un luogo idoneo all’atterraggio della sonda gemella Viking 2 in arrivo un mese dopo, la fotocamera della sonda fotografò delle strane formazioni montuose nell’area denominata Cydonia Labyrinthus.

 

 

Pochi giorni dopo, la foto fu notata da alcuni ricercatori indipendenti che, ingrandendola, vi scoprirono un rilievo dalle sembianze di un’enorme testa umana, lunga circa 3 km, rivolta verso lo spazio, e subito affermarono trattarsi di una struttura di origine artificiale, testimonianza di un’antica civiltà marziana.

 

 

Ma la NASA si affrettò a smentire seccamente, dicendo che si trattava di un gioco di luci e ombre. Strano, perchè la stessa faccia compariva in tre diversi fotogrammi, ripresi da diverse angolazioni, che permettevano di realizzare una immagine quasi tridimensionale.

 

La “faccia su Marte” divenne ben presto un simbolo enigmatico: aveva certamente le sembianze di un volto umano, ma era stata modellata da eventi geologici naturali o era la prova tangibile di una civiltà aliena?

Il sospetto di molti era che la NASA tenesse nascosta questa e, forse, altre prove di vestigia extraterrestri.

 

I successivi eventi rafforzarono questi sospetti. Infatti, nonostante le continue insistenze di ricercatori e scienziati, passarono 17 anni prima che la NASA mandasse una nuova sonda su Marte.

Incredibilmente, ben due missioni consecutive fallirono, quella del Mars Observer nel 1993

 

... e quella del Mars Polar Lander nel 1994.

La banalità del guasto che ufficialmente mise fuori uso quest’ultima sonda suscitò enormi dubbi: fu dichiarato che per errore nel computer di bordo era stata inserita un’unità di misura errata!

Finalmente, nel 1998 una nuova sonda, la Mars Global Surveyor volò sopra Cydonia e fotografò la “faccia”, questa volta con una fotocamera ad alta risoluzione.

Per quanti aspettavano ansiosamente questo evento fu un’enorme delusione.

La foto che la NASA rilasciò al pubblico con toni trionfalistici mostrava l’immagine di una piatta collina erosa dal vento: la “faccia” era scomparsa.

Non ci volle molto ai ricercatori informatici per capire che quella foto era stata processata al computer per eliminare tutte le caratteristiche prospettiche del rilievo.

E’ stata un’autentica figuraccia, alla quale la NASA cercò poi di riparare affermando che la ripresa era stata effettuata con una bassa angolazione e in presenza di nebbia al suolo, cosa assolutamente poco convincente, dato che le caratteristiche della fotocamera usata potevano minimizzare questi effetti,   come dimostra quest’altra foto di un’area limitrofa, che si trovava quasi nelle stesse condizioni. 

 

 

E così, tre anni più tardi (2001) , un’altra sonda, la Mars Odissey, mostrò di nuovo la presenza di un rilievo dalle indiscutibili forme di una faccia, che comunque i controllori di volo si affrettarono a classificare come “formazione naturale senza traccia di interventi artificiali”.

 

 

Anche questa foto fu tuttavia giudicata parzialmente artefatta dagli esperti, che scoprirono trattarsi di un’immagine equalizzata in modo da risultare appiattita e scialba.

 

Ed ecco che nel 2004 entrava finalmente nell’esplorazione marziana l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, con la sua sonda supersofisticata Mars Express.

Dopo numerosi tentativi di fotografare la regione di Cydonia, falliti per tempeste di sabbia al suolo, nel Settembre del 2006 la fotocamera stereo ad alta risoluzione della sonda ha ottenuto una serie di immagini spettacolari, che mostrano l’intera area con dettagli senza precedenti.

La risoluzione al suolo è altissima e pari a circa 13 m per pixel. Finalmente vediamo la “faccia” come realmente è.

Essa presenta le sembianze più che di un volto umano, di un volto leonino con il lato sinistro in parte obliterato da quello che appare un movimento franoso.

Occupa la sommità di una formazione geologica lavica perfettamente simmetrica, lunga 2,5 km, che si eleva dalla pianura circostante per circa 300 m e i cui fianchi inferiori vengono interrotti da un’evidente solcatura perimetrale che contorna la porzione superiore del rilievo.

Si tratta della linea di riva fossile dell’antico oceano marziano, che fino a circa mezzo miliardo di anni fa occupava tutto l’emisfero settentrionale di Marte.

Va tuttavia rilevato che una simile solcatura è visibile in molti altri rilievi circostanti, alcuni dei quali presentano anche dimensioni simmetriche.

I detrattori dell’artificialità della faccia fanno riferimento a tali similitudini, per concludere che si tratta di una formazione naturale per nulla insolita nella piana di Cydonia.

Potrebbe anche essere, tuttavia non può sfuggire che la solcatura della “faccia” presenta una singolarità che la distingue da quelle degli altri rilievi.

Infatti, nella porzione corrispondente all’ipotetica fronte del volto, anzicchè procedere con andamento curvilineo parallelo al piede della scarpata sottostante, come risulta nella generalità dei restanti rilievi, taglia invece perpendicolarmente all’asse di simmetria.

Quest’andamento è del tutto innaturale e ha l’effetto di contornare in modo perfetto le sembianze di un volto.

Sebbene gli eventi geologici possano modellare le rocce nelle forme più strane, l’ipotesi che tale rilievo sia un monumento ricavato modificando intenzionalmente una formazione naturale, magari centinaia di migliaia di anni fa,  non può essere esclusa a priori, come si affanna  a  sostenere la NASA,      ridicolizzando per di più i possibilisti, fra i quali per inciso vengono annoverati anche noti scienziati

 

 

 

L’ESA, che non dimentichiamolo collabora strettamente con la NASA e con la Russia nell’ambito della Stazione Spaziale Internazionale, ha addirittura divulgato alcune elaborazioni tridimensionali della “faccia”, per dimostrarne l’origine naturale con titoli altisonanti come: “Mars Express smitizza la Faccia di Marte” o “Marte ha perso del tutto la sua Faccia”.

 

 

 

Quello che stupisce, a questo punto, è che dopo oltre 30 anni di accese polemiche la NASA non abbia minimamente pensato di effettuare la cosa più logica: far atterrare in quest’area uno dei suoi rovers più evoluti, come Spirit o Opportunity, che ormai da 6 anni stanno esplorando zone di Marte assai meno interessanti dal punto di vista geologico.

 

Come dimostra la panoramica ripresa da Spirit durante la risalita sull’altura marziana denominata “Husband Hill”, un robot dello stesso tipo potrebbe risalire facilmente anche le pendici di Cydonia, permettendo di individuare le eventuali tracce di interventi artificiali ivi esistenti.

Nell’ambito del costoso programma di ricerca della vita su altri pianeti, questa missione esplorativa dovrebbe costituire una priorità assoluta e il non effettuarla appare un’evidente incongruenza.

 

Va, per altro, notato che le documentazioni fornite dalla NASA su Marte presentano molte altre incongruenze.

L’ultima di queste, emersa recentemente, è relativa alla colorazione rossastra del cielo marziano, presente in tutte le fotografie divulgate.

 

 

Orbene, il telescopio spaziale Hubble, revisionato e potenziato dalla missione Shuttle dello scorso anno, con questa foto ad alta risoluzione ha dimostrato che l’atmosfera di Marte è azzurra.

 

 

Quindi, in assenza di tempeste di sabbia a livello planetario, che comunque avvengono sporadicamente, le panoramiche di Marte devono presentarsi in modo assolutamente simile a quelle di un ambiente desertico della Terra, sotto un cielo di un azzurro solo un po’ più tenue di quello terrestre.

Allora perché tutte le immagini a colori della NASA sono elaborate con un filtro color salmone?

 

Forse per acuire la sensazione di un pianeta inospitale e quindi ostile a ogni forma di vita?

 

Queste considerazioni introducono un altro recente caso, che presenta risvolti altrettanto controversi: la misteriosa missione segreta di Apollo 20 indirizzata sulla faccia nascosta della Luna, dove giacerebbe il relitto di un’astronave aliena.

 

2 – UN’ASTRONAVE ALIENA SULLA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA? 

Nel 2007 un anonimo personaggio, qualificatosi come ex funzionario della NASA, ha messo in rete su YouTube un video, dal quale risulterebbe che le missioni lunari Apollo degli anni ’70 non si esaurirono con la n°17, ma che bensì vi furono altre due missioni del tutto segrete, eseguite con astronauti americani e russi, volte al recupero di materiali alieni, già fotografati sulla faccia nascosta della Luna, prima dalle sonde russe Lunik, poi dagli Apollo 15 e 17.  

Tale video è stato recentemente riproposto in una trasmissione televisiva su Italia 1, con il commento di un noto ufologo, che da tempo sta indagando su questo caso.

Per quanti non l’abbiano visto, ne propongo uno stralcio della parte iniziale.

Il mistero dell'Apollo 20 Astronave sulla Luna (Parte 1) Il mistero dell'Apollo 20 (prima parte) Il Mistero dell'Apollo 20 - Parte 1

 

La trasmissione televisiva mostrava poi una seconda parte del video, assai poco credibile, in cui compaiono maggiori dettagli esterni ed interni della presunta astronave, in cui gli astronauti sarebbero entrati.

 Il Mistero dell'Apollo 20 - Parte 2  

Al posto di guida viene inquadrato il corpo apparentemente intatto di una femmina umanoide, un probabile manichino di cera, i cui occhi, naso e bocca appaiono collegati con fibre ottiche direttamente al sistema di comando dell’ astronave.

 

A tale video sono successivamente seguiti, sempre su YouTube, altri interventi di personaggi più o meno anonimi, che hanno fornito ulteriori particolari sulla missione segreta, confermando che fra i membri dell’ equipaggio figurava anche l’astronauta russo Alexey Leonov, che aveva partecipato alla ben nota missione congiunta Apollo-Sojuz, avvenuta inaspettatamente in piena “Guerra fredda” nel 1975 e battezzata come “Apollo 18”.

 

Come si può immaginare, queste notizie hanno subito suscitato un acceso dibattito, che continua tuttora, fra sostenitori e detrattori della veridicità, almeno parziale, delle immagini e delle notizie divulgate.

Nessun commento è pervenuto finora da parte americana o russa. Leonov, che attualmente occupa un’importante carica militare, ovviamente non parla.

Sebbene vi sia la certezza che buona parte delle immagini presentate dal video sia stata confezionata con la computer grafica, senza entrare nel merito della missione di recupero definita come Apollo 20, sussiste invece qualche possibilità che  sulla faccia nascosta della Luna sia effettivamente presente un oggetto alieno, ubicato nei pressi del cratere Izsak B, come dichiarato nel video.

A questo proposito,  ho cercato personalmente di verificare, come d’altra parte è stato fatto da molti altri, se nella ripresa fotografica originale effettuata durante la missione Apollo 15 del 1971, comparisse il cratere Izsak B con un tale oggetto, che a quel tempo poteva essere sfuggito alla censura del centro di controllo della NASA, prima della divulgazione delle immagini.   

Disponendo di una dettagliata restituzione fotografica della faccia nascosta della Luna, ho individuato facilmente il piccolo cratere Izsak B, posto ad  ovest del grande cratere Tsiolkovskiy, di 185 km di diametro, a 15° di latitudine sud.

Entrato nel sito della NASA relativo alla missione Apollo 15, con una paziente ricerca ho vagliato tutte le storiche riprese effettuate durante il sorvolo sull’emisfero meridionale della faccia nascosta della Luna.

 

 

 

La mappatura era stata eseguita dal modulo di comando di Apollo 15, che  orbitava intorno alla Luna durante i tre giorni di permanenza al suolo del modulo lunare con gli astronauti Gordon e Schmitt.

Il sito di allunaggio era stato scelto ai piedi della catena degli Appennini lunari, con la faccia visibile della Luna al 2° quarto crescente, in modo da avere il massimo contrasto morfologico superficiale.

 

 

Una panoramica a 360°, ripresa dal LEM di Apollo 15, mostra come l’inclinazione del sole fosse di appena 10° sull’orizzonte.

Di conseguenza, resta verificato che era illuminata anche poco meno della metà della faccia nascosta della Luna in cui si trova il cratere Izsak B.

Come ricorderete, la missione Apollo 15 portò per la prima volta sulla Luna un rover, per permettere spostamenti a lungo raggio degli astronauti.

Notate le impronte lasciate nel regolite lunare dagli pneumatici del rover : queste, come quelle  degli astronauti, rimarranno intatte per milioni di anni, in quanto sulla Luna non sono presenti fenomeni atmosferici di alcun tipo che possano cancellarle.

 

 

Il modulo di comando era attrezzato con due fotocamere, che hanno permesso   riprese differenziate dell’area in cui si trova il cratere Izsak B:

    - strisciate da 127x1219 mm, con la Panoramic camera;

- immagini singole da 127x127 mm, con la Metric camera.

    Il cratere compare nel campo sia delle immagini singole, al  fotogramma AS15P9625, sia in quello delle strisciate, alla stringa AS15M1722.     

 

 

 

In un ingrandimento del fotogramma singolo, un po’ sovraesposto, si distingue appena una sagoma sigariforme che, ingrandita ulteriormente, mostra la struttura di un oggetto della lunghezza di circa 4,5 km, parzialmente sepolto, ma con un’estremità sospesa a mezz’aria, come si deduce appena dall’ombra sottostante.

 

 

In un ingrandimento della strisciata, assai più contrastato, compare una struttura perfettamente simmetrica, liscia e sormontata da una sorta di rigonfiamento, particolari che possono richiamare le forme di un’enorme astronave madre.

E’ semplicemente un costone franato dalla parete del cratere adiacente, come molti, sulla scorta delle immagini, sostengono?

Effettivamente, il gioco delle luci e delle ombre indotto dall’inclinazione del sole può trarre in inganno, considerata anche la bassa risoluzione delle immagini, ma se quella è una roccia, ha una forma davvero inusuale.

 

 

 

Tuttavia, il dubbio potrebbe essere facilmente risolto dalla sonda della NASA Luna Orbiter, che da un anno sta eseguendo un rilievo estremamente dettagliato della Luna, come si può vedere in questa sua foto, pubblicata di recente, del sito di allunaggio della seconda missione Apollo 12.

Essa mostra addirittura le impronte lasciate dagli astronauti Conrad e Bean sul suolo, nel Novembre 1969.

In tale foto compaiono distintamente i percorsi delle due attività extra veicolari ( EVA ), di cui quella del secondo giorno fu dedicata all’ispezione della sonda Surveyor, fatta allunare nella stessa area due anni prima.

 

Una panoramica dell’interno del cratere Tsiolkovskiy, sulla faccia nascosta della Luna, dimostra che l’altissima risoluzione della fotocamera di Luna Orbiter sarebbe in grado di evidenziare tutti i dettagli della fantomatica astronave aliena  e anche delle eventuali  tracce di allunaggio lasciate dalla misteriosa  missione Apollo 20.

 Ma c’è di più. Poiché, come vi ho già detto, qualsiasi impronta lasciata nel regolite lunare resta inalterata per milioni di anni, il Luna Orbiter potrebbe individuare anche le eventuali vestigia di una presenza aliena antica, forse antichissima, conservate per sempre a testimonianza dello sbarco sulla Luna di una civiltà assai più evoluta della nostra.

La Luna, infatti, deve essere considerato il vero e unico archivio segreto dell’intero sistema solare. Un archivio che però bisogna avere il coraggio di aprire.

In quest’ottica, viene subito da domandarsi per quale motivo, oltre alla ripresa di Tsiolkovskiy, non sia stata fatta anche quella dell’area adiacente di Izsak B, quanto meno per dimostrare che li c’è solo un costone franato.

Poiché non siamo degli sprovveduti, possiamo essere certi che è stata fatta, ma per ora non è stata pubblicata e forse non lo sarà mai.

 

3 – LA STRATEGIA DELLA CONFUSIONE

L’atteggiamento tenuto dalla NASA in entrambi i casi che vi ho descritto appare ambiguo e francamente incomprensibile dal momento che, pur negando la presenza di vestigia aliene su Marte e sulla Luna, non ne vuol  fornire prove convincenti, avendone tuttavia i mezzi.

Ma comportamenti non molto dissimili possono essere ascritti anche agli apparati di altri Stati, in relazione a presunti eventi alieni accaduti sulla nostra Terra, per alcuni dei quali sussistono indizi concreti di autenticità.

 Anche in questi, tuttavia, la commistione di attendibile e di artefatto è purtroppo sempre presente. 

Non stupisce che ciò generi  mille illazioni e faccia  sospettare che qualcosa di vero sugli alieni possa esserci realmente.

Se così fosse, si potrebbe pensare che i casi di cui non sia più possibile celare l’autenticità vengano di proposito o discreditati, o mescolati con documentazioni false e contaminate, manipolando l’informazione per confondere l’opinione pubblica ed evitando in tal modo scomode domande alle istituzioni e alle autorità coinvolte. Si tratterebbe in sostanza di quella che è stata chiamata la “Strategia della confusione”.

Possiamo seriamente pensare che i governi, e in particolare quelli americani e russi, sotto la spinta di quanti reclamano più trasparenza, si preparino a fare rivelazioni ufficiali?

Personalmente non lo credo.

Infatti, diciamolo onestamente, se disponessimo di conoscenze scientifiche e tecnologiche apprese da eventi alieni che ci hanno assicurato in passato, e che presumibilmente ci assicureranno in futuro, una posizione di predominio in vari campi, soprattutto quello militare, per quale ragione dovremmo condividere con altri queste conoscenze?

Per di più, è risaputo che le menzogne, una volta raccontate, abbisognino di altre menzogne, in modo che si crei il contesto coerente nel quale inserirle.

Si spiega in tal modo per quale ragione, imboccata questa strada, diventi sempre più difficile dire la verità.

Ciò non toglie che conoscere la verità sia un diritto dell’umanità intera. Chi nasconde la verità in un certo senso ci priva della libertà.